martedì 6 gennaio 2009

La vita del trasfertista. (1)

Sì, lo so, non sembro proprio uno che si ammazza dal lavoro! Ma vi assicuro che, tra un tuffo in piscina, un giro in moto (ah quanto mi manca la mia vera moto…) e un salto al castello per un’estrazione di spada, ci sono mille momenti difficili.
Come questi:
Non sempre è così facile bere un bicchiere di vino che non è buono come quello che si fa in casa o mandare giù un rum (o ron come lo chiamano qui) dietro l’altro perché non sai che altro chiedere nei locali!
E ancora meno facile é lottare con i piatti sporchi di 4 o più persone o non incazzarsi se la tua maglietta bianca pulita diventa a macchie rosa perché una bottiglia di vino “inspiegabilmente esplode”…
Questa è la mia casa con annessa piscina che probabilmente non userò mai. Anche se certe cose bisognerebbe non dirle troppo ad alta voce per questioni scaramantiche.
E’ qui che, dopo alcuni mesi passati in albergo o a scroccare un letto a casa di colleghi, mi sono insediato con altri 3 loschi figuri. Quel che c’è da dire è che la convivenza, purtroppo, non sempre è cosa agevole e le frizioni che normalmente si hanno sul lavoro, vengono trasferite anche a casa con il risultato che a volte ci si trova a mandarsi a cagare anche per la minima stronzata.
Ma veniamo al dunque. Il posto si chiama Cordoba, ridente cittadina dell’Andalusia, sud ovest della Spagna. Il motivo si chiama centrale termica a carbone di Puente Nuevo, tristissima località a 30 Km a nord di Cordoba, di cui io e altri, in qualità di uomini Siemens, ci siamo occupati di farne il cosiddetto revamping (parolone che cela molti significati, ma che alla fine si può riassumere in … prendere una cosa che funziona, smontarla, ricomporre i pezzi con materiali nuovi, e ritrovarsi in una marea di casini perché niente vorrà più saperne di ripartire in tranquillità).
Quella che vedete qui a lato è lei… la centrale da fuori: da lontano e un po’ più da vicino. Vogliamo entrare un attimo?
La terza foto è la “piccola” caldaia, cuore pulsante di tutta la centrale. E’ lei che fornisce il calore per trasformare l’acqua in vapore con cui si fa girare la turbina (quarta foto) che con il suo movimento crea la corrente che arriva in casa vostra. Facile no?
Vi state annoiando? Potete anche smettere di leggere, ma è bene che sappiate che la parte noiosa è praticamente finita.
Quello sono io in abito da lavoro accanto alla mia cara amica pompa alimento, mentre a destra c’è il nostro regno, ossia il posto dove da quattro mesi circa tengo il mio culo posato su una seggiola per almeno 8-10 ore al giorno. Figo no? No, lo so anch’io ma cerco sempre di darmi un’illusione.

1 commento:

nandre ha detto...

Caro Dani, spero di aver fatto un buon lavoro di montaggio, alla fine ho diviso il tuo racconto in 3 parti, oltre che per un discorso di lettura, anche per la pesantezza per le troppe immagini, poi dai si crea anche un pò di attesa per i prossimi 2 articoli.
Anche per come era scritto l'articolo, secondo me era naturale dividerlo in tre parti.
Cercherò di venirti a trovare, non ora a gennaio, ma se ci sei ancora a febbraio.
Grazie per il bel racconto.