domenica 11 gennaio 2009

Italia, fallimento come l'Argentina? (3)

Terzo appuntamento con l'articolo con oggetto i conti pubblici dello Stato e il rischio insolvenza, prima della pubblicazione sul blog del nuovo grafico, con l'andamento dei conti pubblici annuali. Aspettando gli ultimi dati ufficiali, volevo ripostare quello che ha scritto Beppe Grillo sul suo blog in data 06 gennaio, con titolo "Il potere del debito", gran parte è quello che si era già detto nei precedenti miei post, con ovviamente il tono del noto comico genovese. Purtroppo il dato sui 52,9 milirdi mancanti nel 2008 è veritiero e Tremonti sta dimostrando la sua potenza della finanza creativa, facendo sparire in 7 mesi ben 29 miliardi di Euro (rispetto al 2007), non si è nemmeno smentito con le sue previsioni, nei precedenti 5 anni aveva sempre sbagliato le previsioni dei conti pubblici (ogni volta mancavano più soldi di quelli che secondo lui dovevano entrare), infatti a settembre prevedeva un disavanzo per fine anno di 45 miliardi. Cosa aspettarsi da uno che dichiarava che si sarebbe dimesso se non avesse raggiunto il pareggio di bilancio nel 2003 e che poi è stato cacciato a calci nel sedere dal suo collega Fini, ve lo ricordate vero? Ora è solamente al suo quarto mandato.
Eccovi il post di Grillo:
Per ogni 100 euro di tasse che paghiamo, 18 sono per gli interessi sul debito pubblico. Il problema del debito pubblico è semplice: se non ci occupiamo del debito, il debito si occupa di noi. Si sta occupando di noi ogni giorno, dalla sua esplosione avvenuta con i governi Craxi e Andreotti. Tagli alla scuola, alla salute, alla ricerca. La decadenza del Paese. Il debito toglie risorse ai servizi e allo sviluppo per darle alla politica e alle lobby. L’italiano paga le tasse per interessi su un debito colossale contratto da altri a suo nome.
Il 2008 si è chiuso con circa 1.700 miliardi di euro di debito. Nel 2009 ci aspetta una rata di 80 miliardi di interessi. Con 80 miliardi potremmo rilanciare il Paese, altro che social card. Nel 2009 ci sono titoli di Stato in scadenza e in offerta tra i 2 e i 300 miliardi di euro. Chi li comprerà? Tremonti ci rassicuri. Ci dica se ci sono sottoscrittori, se gruppi finanziari, bancari hanno già dato adesione. Se Mediaset ha prenotato qualcosa, se i patrioti Colaninno e Tronchetti sono in lista d’attesa. L’Italia non può aspettare fino all’ultimo per sapere. Se è necessario si lanci una colletta tra i dipendenti pubblici. So che ci avete già pensato. Al posto del 30% dello stipendio potreste dare dei buoni del tesoro equivalenti. Non è una cattiva idea. I dipendenti pubblici comprano il debito pubblico attraverso il quale lo Stato paga gli stipendi pubblici. E’ un po’ contorto, ma può funzionare.
Lo “spread”, avete già sentito questa parola? Sembra una bibita, una via di mezzo tra la sprite e il chinotto. Lo spread è la differenza tra gli interessi riconosciuti da titoli di Stato di una nazione e quelli di un’altra. Per riuscire a vendere i nostri titoli dobbiamo riconoscere interessi superiori ai titoli degli altri, della Germania, della Francia, dell’Olanda… e lo spread aumenta, aumenta insieme alle tasse. E’ come un elastico che si tende. I titoli di Stato, se comprati in grande quantità, vengono assicurati. Ci si assicura contro il fallimento (il “default”) dello Stato che emette i titoli. Il costo dell’assicurazione dell’Italia sta schizzando.
Nel 2008 i conti dello Stato sono andati in rosso per altri 52,9 miliardi di euro. La coppia Berlusconi/Tremonti è imbattibile nell’indebitare gli italiani. E anche per coprire questi 52,9 miliardi si dovranno vendere Bot e Cct. Il potere del debito è enorme. E’ un potere che gli italiani hanno lasciato ai politici. Ci possono indebitare senza copertura finanziaria, ipotecare il nostro futuro quando vogliono, quanto vogliono. Il potere del debito gli va tolto prima che prenda fuoco il pagliaio Italia. Belin, corro in cucina, sento odore di Tremonti bruciato.
Precedenti post:
Italia, fallimento come l'Argentina? (2)
Italia, fallimento come l'Argentina? (1)

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